RS 9 LUGLIO 2019

EURISPES. GIOCHI: LA STRETTA NORMATIVA PUÒ ACCRESCERE L’ILLEGALITÀ
(PRESSGIOCHI – 09/07/2019)
I dati della Corte dei Conti confermano le tesi dell’Eurispes
Aumentano le violazioni tributarie e amministrative accertate nel settore dei giochi: la riduzione del numero degli apparecchi da intrattenimento stabilita dalle norme nazionali, unita all’inasprimento delle limitazioni delle distanze da luoghi cosiddetti sensibili e degli orari di gioco da parte di norme regionali e locali, hanno determinato una contrazione del mercato legale e un probabile incremento dei fenomeni illegali. A sostenerlo è un passaggio del Rendiconto Generale dello Stato 2018 della Corte dei Conti sui giochi, che conferma quanto emerso dalle analisi dell’Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes.
I dati sui giochi che emergono dalla relazione sul Rendiconto Generale dello Stato 2018 della Corte dei Conti, trasmessa il 26 giugno scorso alle presidenze di Camera e Senato, fotografano una leggera flessione delle entrate per lo Stato che nell’anno 2018 si attestano sui 10 miliardi (-3%), nonostante il volume d’affari del settore (“raccolta lorda”) sia passato da 101,8 a 104,9 miliardi di euro, segnando una crescita costante dal 2014.
La “spesa netta” degli italiani per il gioco – ottenuta sottraendo l’importo delle vincite conseguite dai giocatori (86,2 miliardi di euro) alla “raccolta lorda” – risulta in diminuzione, essendo pari a 18,7 miliardi di euro, inferiore di quasi 500 milioni rispetto al valore dell’esercizio 2017.
La macro-categoria degli “apparecchi da gioco” contribuisce, da sola, a quasi metà della raccolta lorda (46%) e al 65% delle entrate erariali ed è la tipologia di gioco sulla quale si sono concentrate maggiormente le modifiche normative sia negli anni precedenti che a partire da settembre 2018.
Questo, si legge a pagina 120 del volume I dedicato ai «conti dello Stato e le politiche di bilancio 2018, Tomo I» , in ragione del fatto che «il settore dei giochi si caratterizza per logiche di gestione imprenditoriali e che la domanda dei consumatori si orienta maggiormente verso tipologie di gioco che assicurano un’elevata percentuale di redistribuzione ai giocatori in termini di payout e prevedono un breve intervallo tra la giocata e il corrispondente evento/partita (come nel caso delle New slot e delle Video Lottery)».
Lotta all’illegalità
Sul fronte dell’illegalità – tema al centro di analisi anche nel recente studio che l’Osservatorio Giochi Legalità e Patologie dell’Eurispes ha dedicato al “Gioco pubblico e dipendenze in Piemonte” –, la Corte dei Conti rileva che la lotta al fenomeno del gioco clandestino e, quindi, all’evasione fiscale che ne deriva, concerne prevalentemente i seguenti segmenti: le scommesse (sia mediante rete fisica che mediante siti on line illegali); il gioco mediante rete fisica attraverso apparecchiature che si collegano a siti illegali (i cosiddetti Totem); la manomissione/alterazione di apparecchi da gioco con vincita in denaro.
L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nel 2018, ha effettuato 47.860 controlli soprattutto sugli apparecchi da gioco (31.051) e sul divieto di gioco ai minori nelle vicinanze dei luoghi sensibili (+63% rispetto al 2017). Dall’accertamento delle violazioni tributarie ed amministrative, lo Stato ha ricavato la somma complessiva di euro 193,2 milioni, registrando un aumento del 103% rispetto all’anno precedente; risultato da ricondurre, secondo le indicazioni fornite dalla stessa Agenzia, all’attività di accertamento effettuata anche in collaborazione con le Forze dell’ordine.
In generale, si è riscontrato un aumento delle violazioni nel settore dei giochi, in parte grazie al maggior presidio e alla maggiore efficacia dei controlli, anche in virtù della messa a punto di indicatori di rischio.
Una conferma di quanto già emerso nell’ambito degli approfondimenti svolti in seno all’Osservatorio dell’Eurispes, si trova nel passaggio della relazione in cui si evidenzia che la riduzione del numero degli apparecchi da intrattenimento stabilita dalle norme nazionali, unita all’inasprimento delle limitazioni di distanze da luoghi sensibili e degli orari di gioco da parte di norme regionali e locali, ha determinato una contrazione del mercato legale e un probabile incremento dei fenomeni illegali.
Si registra, inoltre, una maggior efficacia dell’azione di contrasto svolta dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, tramite lo sviluppo di strumenti interattivi di ausilio all’analisi investigativa (per il contrasto delle scommesse gestite da bookmakers stranieri non regolarizzati); i controlli a campione sulle piattaforme di gioco online (+50% rispetto all’esercizio precedente); i controlli sugli istituti assicurativi o bancari presso i quali i concessionari hanno stipulato fideiussioni.
In un’ottica di prevenzione delle infiltrazioni criminali nella filiera del gioco, è stato effettuato uno screening su 23 soggetti considerati a rischio, su un totale di 303 soggetti mappati e di 9.300 schede informative raccolte. L’efficacia di questa attività è stata rinforzata, si legge nel documento, grazie allo sviluppo di un flusso informativo tra gli uffici dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e gli organi di polizia giudiziaria.
Alla luce delle crescenti preoccupazioni, in chiave sociale e socio-sanitaria, che avvolgono il settore del gioco online, anche per la facilità di accesso da parte delle giovani generazioni, merita un plauso il completamento del processo di integrale automazione della procedura di inibizione dei siti che offronto gioco senza autorizzazione.
Nel 2018 sono stati inibiti più di mille siti con un notevole incremento rispetto al 2017 e il raggiungimento della cifra complessiva di 8.000 siti inibiti dall’entrata in vigore della misura oltre dieci anni fa.
Il paragrafo del Rendiconto annuale dedicato ai “proventi da giochi” si conclude con una sorta di bilancio costi/benefici del sistema di gestione del comparto fondato sulle concessioni.
Vale la pena richiamare per esteso questo passaggio della relazione: «Il modello italiano di esercizio del gioco pubblico con vincite in denaro si basa, da un lato, sulla riserva a favore dello Stato in materia di giochi e scommesse e, dall’altro, sulla concessione di servizio, mediante la quale l’Amministrazione affida, nel rispetto della normativa comunitaria, l’esercizio del gioco a un soggetto privato, prescelto sulla base di selezioni ad evidenza pubblica, ampliando la sfera giuridica del destinatario e mantenendo sull’attività idonei e stringenti poteri di controllo. L’istituto della concessione consente, sul piano organizzativo, di attuare una forma di partenariato con i privati nella gestione dei servizi e, nello stesso tempo, di contenere e ridurre i costi. Mediante la collaborazione con i soggetti privati, infatti, si perseguono le finalità istituzionali volte all’affermazione del gioco legale su quello illegale e al rigoroso controllo dell’Amministrazione a garanzia dell’ordine pubblico e della sicurezza, trasferendo al concessionario il cd. “rischio operativo” (rischio economico) connesso alla organizzazione della raccolta del gioco affidato in concessione».
L’importanza di distinguere legale ed illegale
Se quella descritta dalla Corte dei Conti è la ratio del sistema concessorio, che è il sistema legale di raccolta dei giochi nel nostro Paese, è opportuno concludere richiamando ancora una volta l’importanza di distinguere e saper distinguere ad ogni livello (istituzionale e di mercato) ciò che è legale da ciò che tale non è.
Come confermano le analisi periodiche delle autorità competenti, la criminaltà organizzata da svariati anni penetra e tenta di penetrare nell’economia legale a tutti i livelli. Le più recenti operazioni di polizia giudiziaria delineano un quadro che vede al centro degli interessi criminali nel nostro Paese il segmento delle scommesse raccolte senza i titoli abilitativi. Si tratta di canali illegali di raccolta, distinti e paralleli rispetto a quelli autorizzati dai Monopoli di Stato (tra le altre, a titolo esemplificativo, si citano le operazioni “Gambling”, “Galassia”, “Revolution Bet”).
Il Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, audito in Commissione Antimafia il 26 giungo scorso, dopo aver citato un caso specifico concernente una società concessionaria per gli apparecchi da gioco risultata collegata agli ambienti malavitosi siciliani e le difficoltà riscontrate per pervenire alla revoca della concessione, ha dichiarato che «i grandi concessionari sono pochi e teoricamente sono controllabili», mentre i punti scommesse sul territorio «vengono aperti come se fossero normali negozi» e per loro «non è prevista l’interdittiva antimafia. In certi comuni ci sono più punti scommesse che chiese o salumerie. Bisognerebbe chiedersi chi c’è dietro questi punti e, in certe realtà, c’è sicuramente la criminalità organizzata».
Il dott. Cantone ha, quindi, precisato che occorre concentrarsi sul meccanismo “a valle”. In proposito, è utile ricordare che in materia di esercizi che offrono scommesse, tutte le concessioni esistenti ed attive sul territorio sono state assegnate previo espletamento di gare pubbliche d’appalto in ossequio alla normativa nazionale ed europea. Le concessioni si trovano attualmente in regime di proroga giacché il nuovo bando di gara previsto dalla Legge di Stabilità per il 2016 non ha ancora visto la luce ed è fermo al Mef. I predetti esercizi (i cui gestori sono titolari di licenza di pubblica sicurezza ex art. 88 del Tulps, con tutte le conseguenze in termini di periodici e costanti controlli sulla buona condotta, i carichi pendenti, il casellario giudiziale e applicazione di interdittive prefettizie) sono un numero chiuso e definito e non possono essere aperti a piacimento da chicchessia. Diversi sono i “punti” di scommesse non autorizzati dai Monopoli di Stato, cui abbiamo accennato sopra, che, come osservato dal Dott. Cantone, aprono quando vogliono, dove vogliono, in barba ad ogni normativa sia nazionale sia locale (incluso il “distanziometro”).
Ecco allora, concludendo in chiave economico-finanziaria, il dato che contribuisce a chiarire qualora ve ne fosse bisogno, il perché la criminalità organizzata si è nel tempo particolarmente interessata alla modalità di raccolta delle scommesse in Italia tramite centri intermediari collegati a bookmaker esteri: presso una rete di centri non autorizzati sparsi in tutto il territorio nazionale, collegati ad una nota società austriaca, il totale giocato nel 2014 è risultato pari a 870.861.474,61 euro dal quale, detratte le vincite pagate e le commissioni di rete, la società estera in questione ha registrato un utile netto di euro 55.938.202,53, sul quale non è stata versata l’imposta unica dovuta, che quindi è stata evasa (si veda la sentenza n. 28871 della Corte di Cassazione, Sez. VI, pubblicata il 2 luglio scorso).
In tale contesto, si avverte sempre più l’esigenza di riprendere il filo di una normativa nazionale organica, in grado di aggiornare il sistema e dare ordine e certezza al mercato, superando le contrapposizioni sterili e optando per una reale e concreta assistenza e cura delle persone affette dalla dipendenza da gioco.

STS: “INASPRIMENTI FISCALI E DIVIETI STRINGENTI METTONO A RISCHIO 17MILA LAVORATORI DEL SETTORE DEGLI APPARECCHI. NECESSARIO RENDERE COMPRENSIBILE LA MATERIA DEI GIOCHI PER TUTELARE IL SETTORE”
(AGIMEG – 09/07/2019)
“Come è stato per il Convegno sui giochi di Sanremo (febbraio 2019) e per le diverse manifestazioni dei tabaccai – l’ultima, quella svoltasi a Roma lo scorso 8 maggio – oltre che per le recenti pubblicazioni che indagano sul rapporto gioco – dipendenza (si pensi agli studi su larga scala avviati ultimamente dall’Istituto Superiore di Sanità) la materia dei giochi pubblici, con le sue implicazioni di carattere socio – economico, sempre più spesso valica i confini della stampa specializzata e approda sui quotidiani nazionali. A ottenere una diffusa risonanza mediatica è stato da ultimo lo studio condotto dall’Associazione Artigiani e Piccole Imprese (CGIA) di Mestre presentato a Roma nel corso di un convegno organizzato da Astro lo scorso 4 luglio”. E’ quanto si legge in una nota STS, il Sindacato Totoricevitori Sportivi. “Ad attirare l’attenzione sul rapporto, il numero dei lavoratori del settore degli apparecchi che potrebbero perdere il posto a forza di inasprimenti fiscali e divieti sempre più stringenti: ben 17.000 sui 57.000 occupati diretti e indiretti. Come a dire – aggiunge STS -, rischia di scomparire il 30% di un comparto che con le awp e le vlt genera un gettito erariale di oltre 6 miliardi l’anno (il dato è riferito al 2017). 6 miliardi – si legge nel rapporto – coincidenti con le risorse servite nel 2019 per reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni, in mancanza dei quali ogni famiglia italiana dovrebbe versare 234 euro di tasse in più all’anno. Associare le potenziali perdite del mercato dei giochi a un ipotetico effetto gravante direttamente sulle tasche dei cittadini è utile per dare un’idea chiara della situazione anche alla platea dei non addetti ai lavori. Chi lavora nei giochi sa bene quanto possano essere deleteri gli aumenti della tassazione e le misure restrittive emanate a livello nazionale e locale ma chi non è direttamente coinvolto – ci riferiamo alla politica e all’opinione pubblica – deve poterne valutare i possibili effetti con dei parametri di confronto più “familiari” e pratici. Anche in questo risiede l’importanza degli studi, dei convegni e delle pubblicazioni sul gioco e della loro divulgazione a tutti i livelli di informazione”, conclude STS.

CORTE DEI CONTI, NEL 2018 DIMINUISCE LA SPESA PER I GIOCHI, MA CRESCONO LE VINCITE. SUL SITO DEL SENATO LA RELAZIONE SUL RENDICONTO GENERALE DELLO STATO 2018
(AGIMEG – 09/07/2019)
La spesa effettiva per i giochi nel 2018 è stata pari a 18,7 miliardi di euro, dato in calo rispetto ai 19,1 miliardi dell’anno precedente. Lo sottolinea la Corte dei Conti nella Relazione sul Rendiconto Generale dello Stato per il 2018, già presentata nei giorni scorsi al Senato, e adesso pubblicata sul sito di Palazzo Madama. I giudici contabili sottolineano che le vincite hanno registrato una crescita netta, passando da 82,7 a 86,2 miliardi. Le entrate erariali per il terzo anno consecutivo si sono invece attestate sopra i 10 miliardi di euro. La tassazione complessiva è pari a 10 miliardi, circa lo 0,6% del PIL italiano, al 2,2% delle entrate tributarie e al 4,7% di quelle indirette. Vale circa il 53,7% della spesa netta, in linea con la quota dell’anno precedente.

LOTTERIA DEGLI SCONTRINI. BERGAMINI (FI): “AUMENTERÀ COSTI E ONERI PER LE IMPRESE”
(PRESSGIOCHI – 09/07/2019)
“L’entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2020 della lotteria degli scontrini, potrebbe rappresentare un enorme disagio per le imprese.
Ad affermarlo è l’on. Deborah Bergamini di Forza Italia che descrive questo nuovo strumento per contrastare l’evasione come un ostacolo alle aziende.
“Tale misura, – spiega – finalizzata al contrasto dell’evasione fiscale, porterà i clienti a richiedere necessariamente la fattura elettronica nella considerazione che per partecipare alla lotteria occorre inserire il codice fiscale, causando un enorme disagio alle imprese costrette o a emettere a fine giornata decine e decine di fatture con notevole aumento dei costi e utilizzo di personale aggiuntivo o dotare i propri collaboratori di apparecchiature con conseguenti costi a carico delle imprese per emettere fattura direttamente”.
Dal 1° luglio 2019 è scattato l’obbligo di memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi per gli esercenti con volume d’affari annuo superiore a 400.000 euro; per la restante platea di contribuenti, invece, l’obbligo decorrerà dal 10 gennaio 2020 e i soggetti obbligati devono aver installato i registratori telematici e, soprattutto, devono averli abilitati alla trasmissione dei corrispettivi.
Bergamini in una interrogazione parlamentare rivolta al MEF ha quindi chiesto di sapere “se e quali iniziative, anche normative, il Governo intenda assumere al fine di agevolare l’emissione di scontrini fiscali al momento del pagamento di prestazioni eseguite nei confronti dei clienti e trovare quindi una soluzione che vada incontro alle esigenze delle aziende che operano nel settore dei servizi”.

BOLOGNA, AITINI: ‘NO A NUOVE SALE SLOT E SCOMMESSE IN CENTRO STORICO’
(GIOCONEWS – 09/07/2019)
L’assessore Alberto Aitini presenta regolamento per l’esercizio del commercio nel centro storico di Bologna, per 3 anni non potranno aprire sale slot e scommesse.
“Da oggi per tre anni non potranno più aprire nel centro storico nuovi bar, ristoranti, negozi di vicinato, supermercati, money change, money transfer, phone center, compro oro, internet point, sale slot e attività di scommesse. Tuteleremo inoltre le attività storiche anche con incentivi e forme di sostegno. Rientra tutto nel Regolamento per la tutela del patrimonio storico, culturale e artistico del cuore della nostra città. È la nostra ricetta per evitare ad esempio nuove vie piene di locali che hanno creato tanti problemi. Valorizziamo il centro storico con un’attenzione particolare a residenti e commercianti e lo rendiamo più vivibile per tutti”.
A dichiararlo è Alberto Aitini, assessore al Commercio del Comune di Bologna, commentando l’approvazione nell’ultima seduta del consiglio comunale del “Regolamento per l’esercizio del commercio nelle aree urbane di particolare valore culturale”.
La delibera emendata dall’assessore proponente, è stata approvata con 27 voti favorevoli (sindaco, Partito Democratico, Città comune, Movimento 5 stelle, Insieme Bologna, Coalizione civica, gruppo Misto), 3 astenuti (Lega nord) e 2 non votanti (Forza Italia), così come la sua immediata esecutività.
Il regolamento nasce dall’orientamento assunto dall’amministrazione comunale di presentare la candidatura dei portici di Bologna a ‘Patrimonio dell’Umanità’ Unesco e per questo perseguire la valorizzazione del territori con alcune azioni ben precise: “individuare percorsi e misure di contrasto a situazioni di incuria, attraverso l’adozione di una disciplina delle attività e dei fruitori dell’area individuata e della zona di protezione; mitigare il disagio legato all’eccessivo consumo di alcol, non in linea con le connotazioni del centro ed il rispetto del decoro urbano; utilizzare gli appositi regimi amministrativi introdotti dal D. Lgs. 222/2016 sia per l’avvio di nuove attività sia per la possibilità di vietare l’inserimento di alcune categorie di attività commerciali non compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione delle aree di pregio; difendere la vocazione storica delle aree e contrastare il deterioramento delle condizioni del territorio, al fine di restituire le condizioni di valorizzazione e vivibilità per i cittadini, i turisti e fruitori”.
Il regolamento verrà adottato in via sperimentale per un arco temporale limitato alla durata di tre anni, uno strumento regolamentare ad hoc, finalizzato alla realizzazione di un miglior contemperamento tra la tutela del patrimonio artistico, la promozione dell’iniziativa commerciale e la salvaguardia delle attività tradizionali. Nell’ambito del regolamento è prevista una disciplina transitoria che definisca l’ambito temporale di operatività delle nuove disposizioni, al fine di evitare sovrapposizioni con l’iter procedimentale già avviato alla data di entrata in vigore del nuovo regolamento.