7 SETTEMBRE 2017 – 7 SETTEMBRE 2019: DUE ANNI PERSI

Sono trascorsi esattamente due anni dall’approvazione, in sede di Conferenza Unificata, dell’intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali concernente le caratteristiche dei punti di raccolta del gioco pubblico.
Una intesa che arrivava al termine di un serio e serrato confronto.
Il documento, approvato il 7 settembre 2017, dopo aver precisato gli obiettivi da perseguire e ricordato quanto fatto in materia, provvedeva ad indicare le cose da fare, che possono essere sintetizzate in 7 punti:

  1. Ridurre l’offerta di gioco, ciò anche sulla base di quanto già stabilito con il decreto-legge n. 50 del 2017, convertito con modificazioni dalla legge n. 96 sempre del 2017; legge con la quale si era provveduto, tra l’altro, anche ad innalzare la tassazione sui vari tipi di giochi.
    In particolare, per quanto riguardava le AWP veniva stabilita una riduzione del numero degli apparecchi del 35% circa. Per le macchine rimanenti veniva prevista, entro 31 dicembre 2019, la loro sostituzione con AWPR, cioè AWP gestite da remoto.
    Era prevista inoltre, entro 3 anni, la riduzione dei punti di gioco che, da circa 100 mila, dovevano essere ridotti a poco più di 50 mila, tutti in locali “certificati”.
  2. Definire regole per la distribuzione territoriale e temporale dei punti gioco. Regioni e Comuni avrebbero dovuto adottare, nei piani urbanistici e nei regolamenti comunali, criteri per una equilibrata distribuzione dei punti di gioco nel territorio; tutto ciò tenendo conto delle realtà già esistenti. Ai Comuni sarebbe spettato, tra l’altro, il compito di stabilire fasce orarie per il gioco, d’intesa con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, in una prospettiva di omogeneità a livello nazionale e regionale.
  3. Innalzare il livello qualitativo dei punti di gioco, individuando tutta una serie di criteri e di caratteristiche, con la condivisione degli enti locali, al fine di definire gli elementi per attribuire ad un punto di gioco la classificazione di “certificato”. Dopo un periodo transitorio di tre anni, si sarebbe potuto collocare gli apparecchi solo nei punti di gioco dotati di certificazione.
  4. Elevare il sistema dei controlli. Veniva prevista l’attribuzione di competenze alla polizia locale, con la previsione di sanzioni ed i relativi proventi di spettanza ai Comuni. Al fine di agevolare i controlli, i Comuni si sarebbero avvalsi del supporto dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e delle forze di polizia.
  5. Accentuare l’azione preventiva e di contrasto al gioco d’azzardo patologico. Per questo venivano previsti tutta una serie di accorgimenti e limitazioni che andavano dall’obbligo di utilizzo della tessera sanitaria per il funzionamento degli apparecchi fino alla riduzione delle quantità di somme e del valore massimo delle banconote per giocare con le videolottery.
  6. Completare l’intervento normativo. Diversi gli interventi previsti, tra questi quello di rivedere il sistema di tassazione, una nuova normativa sui casinò nonché misure tese a rilanciare il settore ippico e la Lega ippica.
  7. Monitoraggio dell’applicazione della riforma. Veniva prevista la attivazione di una banca dati sull’andamento del volume di gioco e sulla sua distribuzione nel territorio, a disposizione anche dei Comuni. Il monitoraggio era affidato all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli con il supporto di Sogei.

Il testo si concludeva con la richiesta al Governo di recepire i contenuti dell’accordo con un provvedimento normativo.
L’intesa tendeva da un lato ad affrontare il necessario riordino del settore e, dall’altro, ad impedire che si scivolasse verso un inutile, anzi pericoloso “proibizionismo”.
Le ragioni per cui l’intesa stessa, faticosamente raggiunta, è rimasta poi lettera morta, sono molteplici.
Non ha aiutato l’avvicinarsi della fine della legislatura, così come l’atteggiamento di disinteresse o, quanto meno, la poca attenzione al tema da parte della stragrande maggioranza degli enti locali. Ma sicuramente estremamente dannosa è stata la fuga in avanti di qualche regione, con l’approvazione di norme in contrasto con quanto previsto dall’accordo.
Un accordo che, purtroppo, fummo in pochi a difendere e sostenere, affrontando dure contestazioni sia da parte di rappresentanti degli operatori del settore, che da esponenti di associazioni “contrarie al gioco”.
In queste ore si sta insediando il nuovo esecutivo e, tra i 29 punti del programma, troviamo scritto – al punto 22 – “Sarà rafforzata l’azione di contrasto al gioco d’azzardo patologico”. Sarebbe stato preferibile scrivere “Sarà riordinato il settore del gioco pubblico, ponendo attenzione alle problematiche del GAP ed al contrasto all’illegalità”.
Comunque, bene l’intenzione di affrontare le questioni del gioco pubblico, con la dovuta attenzione alle problematiche della dipendenza, che non possono essere affrontate senza un necessario riordino dell’intero settore. E per fare ciò occorre ripartire proprio dal documento approvato in Conferenza Unificata.
Si sarebbero persi solo due anni!