RIFORMA DEL GIOCO PUBBLICO E ATTIVITA’ DEL PARLAMENTO

In queste settimane il Parlamento è impegnato nella discussione della legge di bilancio 2019, da approvare entro il 31 dicembre.

Tra le norme di cui si parla, alcune sembra riguardino il settore del gioco pubblico. Ma, ancora una volta, si tratta di norme parziali, che toccano qualche singolo aspetto e che magari serviranno solo per “fare cassa”, ritoccando in alto una tassazione arrivata, oramai, ad un livello insostenibile.

Nel contempo si continua a proclamare la necessità, e la volontà, di riformare l’intero settore; una riforma da rinviare – ovviamente – ad un momento successivo, vista l’urgenza di approvare la legge di bilancio per il prossimo anno.

Sorge però qualche dubbio sulle “reali” intenzioni di mettere mano alla riforma.

Se veramente ci fosse la volontà di approvare una legge di riordino dell’intero settore, perché non è stato fatto nei mesi scorsi? Perché non si è almeno avviata la discussione, in un ramo del Parlamento, magari riunendo tutti i vari disegni di legge già presentati in materia?

Non risulta che il Parlamento sia stato così oberato di lavoro.

A riprova di ciò si riporta, di seguito, una parte dell’articolo scritto da Michele Ainis, giurista e componente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. L’articolo è stato pubblicato sul quotidiano La Repubblica del 12 dicembre 2018 con il titolo “L’ozio abita in Parlamento

Non far nulla è la cosa più difficile del mondo, diceva Oscar Wilde. Ma il Parlamento italiano è il più bravo al mondo in quest’impresa. Nei primi 100 giorni della legislatura è riuscito a lavorare per appena 52 ore, un record. Quanto agli esiti di cotanta fatica, ormai giunti alla vigilia di Natale si rintracciano due sole leggi di matrice parlamentare: quella sui dispositivi nei veicoli per prevenire l’abbandono di bambini (ottobre) e una legge sulla Corte dei conti (novembre). Tutto il resto è conversione di decreti o autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali. Leggi governative, insomma. Come la manovra finanziaria, peraltro approvata dalla Camera sapendo già che il testo verrà riscritto dal Senato. E dunque: quando una Camera fa, l’altra disfa. Sarà per questo che le nostre assemblee parlamentari preferiscono il non fare, per non darsi noia a vicenda.

Considerato che nessuno ha smentito quanto scritto dal prof. Ainis, dobbiamo ritenere che i dati riportati siano corretti e quindi che ci sarebbe stato tutto il tempo per mettere in cantiere, seriamente, il progetto di riordino di tutta la materia del gioco pubblico.