ASPETTA E SPERA …

Aspetta e spera … così il ritornello di una canzonetta, composta nel 1935, in voga durante il ventennio e diventato poi un modo di dire, un’espressione per indicare l’attesa di qualcosa che non arriva.

Come l’attesa di una riforma del settore del gioco, una riforma da molte parti auspicata e rispetto alla quale sono aumentate le aspettative. Ciò anche in conseguenza di quanto affermato in più occasioni, anche nei documenti sulla manovra per il 2019, dal Governo e dalla sua maggioranza.

Governo e maggioranza che propongono la riforma ma, nel frattempo, continuano ad aumentare la tassazione!

Intanto sono in vigore le leggi regionali. Leggi con le quali si è cercato di supplire alle lacune della normativa nazionale, procedendo però in ordine sparso.

Leggi emanate in assenza di una chiara cornice nazionale di riferimento, anzi spesso emanate proprio in attesa di questa normativa nazionale.

Basti pensare alla legge n. 5, approvata dalla Regione Lazio nel 2013, che all’articolo 4 diceva espressamente: “Non è ammessa l’apertura di sale da gioco che siano ubicate ad una distanza […] inferiore a quella prevista dalla normativa nazionale”. Una normativa nazionale che non è mai arrivata, tanto che la stessa Regione, con la legge 22 ottobre 2018, n. 7 recante Disposizioni per la semplificazione e lo sviluppo regionale, ha provveduto a fissare detta distanza, per le nuove aperture, in 500 metri.

In altre Regioni, invece, erano state indicate le distanze dai c.d. luoghi sensibili, prevedendo un certo lasso di tempo per mettersi a norma.

La maggior parte delle leggi regionali, approvate fra il 2012 ed il 2014, prevedeva cinque anni di tempo per mettersi in regola, probabilmente nella convinzione che, nel corso di questo lasso di tempo, sarebbe intervenuto il riordino a livello nazionale.

Così però non è stato e quelle disposizioni in qualche regione sono entrate in vigore, in altre sono prossime. Tutto ciò ha creato, e continua a creare, una preoccupante situazione di incertezza per gli operatori del settore, per gli addetti, per i dipendenti, insomma per chi vive di questo lavoro.

Per come sono messe le cose, la scelta più sensata sarebbe quella di sospendere l’entrata in vigore di queste norme, che porterebbero (ed in qualche realtà lo stanno facendo) ad una espulsione del gioco legale dai territori ed alla perdita di migliaia di posti di lavoro. Ciò dovrebbe avvenire contestualmente all’avvio di un percorso che porti al riordino di tutta la materia.

Ma per fare questo, a mio avviso, occorre ripartire dalla Conferenza Unificata che, come è noto, è la sede congiunta della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza Stato-Città ed autonomie locali.

In Conferenza Unificata, cioè, dove sono rappresentate le istituzioni: Comuni, Province, Città Metropolitane, Regioni e Stato che costituiscono la Repubblica (1° comma – art. 114 della Costituzione).

Un documento in Conferenza Unificata è stato già approvato, poco più di un anno fa, si riparta da quello. Si diano certezze alla Regioni ed agli Enti Locali per un riordino entro tempi ragionevoli.

Solo attraverso questo percorso, articolato ma indispensabile, sarà possibile proseguire: aspetta e spera, che poi s’avvera… (come cantava Renzo Arbore).