RS 23 APRILE 2021

IL MESSAGGERO: “NEL LAZIO A RISCHIO CHIUSURA 5.000 IMPRESE CON LA RETROATTIVITÀ DELLA LEGGE SUL GIOCO. IN ITALIA RISCHIO CONCRETO CHE LE SALE GIOCHI, BINGO E SLOT NON RIAPRANO PIÙ”
(AGIMEG – 23/04/2021)
Non solo i quasi 300 giorni di chiusura dovuti al lockdown. Sulle sale scommesse e sui bar del Lazio tra pochi mesi potrebbe arrivare una “serrata” definitiva. Il prossimo 28 agosto, infatti, entrerà in vigore una modifica alla legge regionale 5 del 2013, che introduce anche per le sale giochi e le sale scommesse che già operano sul territorio, l’obbligo di spostarsi se si trovano a meno di 500 metri da un luogo ritenuto sensibile. Dove per luogo sensibile si intendono scuole, chiese, ospedali, centri di aggregazione giovanile. Praticamente tutto. E’ quanto riporta il ‘Messaggero’ di oggi. Secondo le stime di Acadi, l’Associazione dei concessionari del gioco pubblico, che lunedì presenterà un’analisi dell’impatto della legge regionale sul settore, nel Lazio sono a rischio chiusura ben 5 mila imprese. Nella Regione ci sono 6.359 esercizi tra ricevitorie, sale scommesse, sale bingo, bar, tabacchi, dove si può giocare. Secondo le stime degli urbanisti, fino al 97 per cento del territorio sarà «vietato» al gioco. Già nel 2021 potrebbero essere espulsi dalla Regione tra 4.500 e 4.750 esercizi. «Il comparto sa che una volta superata la prova pandemia», spiega Geronimo Cardia, presidente di Acadi, «dovrà confrontarsi di nuovo con temi radicali e strutturali come quello della cosiddetta “questione territoriale” che riguarda molte regioni italiane ed i relativi distanziometri che per i parametri urbanistici che presentano (numero di metri di interdizione, tipologie di luoghi sensibili) anziché razionalizzare e ridurre l’offerta di gioco di Stato di fatto ne impediscono l’esistenza sulla sostanziale totalità dei territori, chiedendo anche alle realtà preesistenti di fare le valige. Ciò», aggiunge Cardia, «riguarda la Regione Lazio, ma anche la Regione Piemonte, come si vede dal dibattito di questi giorni ma anche l’Emilia Romagna o ancora la Provincia di Bolzano». A rischio ovviamente, ci sarebbero anche i posti di lavoro: la perdita degli occupati è stimata dalla ricerca di Acadi tra 5 mila e 7 mila unità. C’è poi un altro rischio, non secondario. Quello che l’illegale occupi lo spazio lasciato vuoto dalla scomparsa dell’offerta legale. Un po’ come sta avvenendo in Piemonte, dove è stato segnato il record degli interventi della Guardia di finanza sulle sale illecite. Ma il settore dei giochi, in tutta Italia, ha davanti un passaggio cruciale. Le sale scommesse e tutto il gioco legale continua a rimanere chiuso. Fino al 31 luglio non si vedono spiragli di riapertura. Con un paradosso. L’ultima proroga delle concessioni sulle scommesse terminerà a fine giugno. Cosa farà il governo? Se rimanesse immobile, di fatto, tra un paio di mesi il settore, basato sulle concessioni, morirebbe per eutanasia. Senza una proroga, infatti, non sarebbe possibile “rianimarlo”. Lo Stato dovrebbe restituire le fideiussioni e i concessionari devolvere al pubblico le reti perla raccolta. Il rischio concreto, nell’inerzia, è che le sale non aprano più. Per il settore delle slot c’è un po’ di tempo in più. Ma non molto. Fino a marzo del 2022. A spingere per una riapertura del settore, è il sottosegretario all’Economia Claudio Durigon, che ha una delega sul settore. «Va contrastato», secondo Durigon, «il boom del gioco illegale aumentato dell’879% rispetto al 2019. Abbiamo attivato», è la linea, «tutte le procedure per chiedere riapertura formale delle sale slot inviando anche al ministero della Salute il protocollo approvato dai gestori». Anche perché non sarà semplice coprire i 5 miliardi di gettito erariale andati fino ad oggi in fumo.

EURISPES SU CHIUSURE GIOCO: ‘ATTENZIONE A EFFETTO BOOMERANG’
(GIOCONEWS – 23/04/2021)
Secondo gli avvocati Sambaldi e Strata (Eurispes) serve considerare che chiudere significa ‘calo delle entrate, aumento criminalità e se è soluzione effettiva al Gap’.
“L’attuale contesto emergenziale dovuto alla crisi pandemica ha posto in evidenza il rischio concreto che la criminalità organizzata si espanda in ampie parti dell’economia legale, inclusa quella del gioco pubblico”. È l’incipit di una approfondita disamina fatta in un articolo pubblicato sul magazine dell’Eurispes, dagli avvocati Chiara Sambaldi e Andrea Strata, direttori dell’Osservatorio giochi legalità e patologie dell’Eurispes, del periodo che attualmente sta vivendo il settore del gioco legale italiano, alla luce delle restrizioni causate dalla pandemia e di scelte politiche talvolta poco lungimiranti, e in alcuni casi basate più su questioni di principio che non su solide analisi scientifiche dei dati.
Gli avvocati di Eurispes sottolineano subito la condizione di un settore quello gioco legale, appunto, “fortemente indebolito dal lungo sacrificio di chiusura imposto alla rete fisica di raccolta (295 giorni), ma anche da sostegni economici insufficienti e da aumentate difficoltà di accesso al credito, a causa di problematiche legate alla gestione dei rapporti bancari, tuttora oggetto di approfondimento a livello istituzionale”.
CINQUE MILIARDI PERSI – “La perdita per le entrate erariali è pari a circa 5 miliardi di euro, come risulta dal bollettino statistico delle entrate diramato dal Dipartimento delle Finanze. Insomma, una congiuntura fortemente critica che affligge un comparto legale del quale, è utile ricordare, il dominus è lo Stato e ciò per motivi di tutela primaria dell’ordine pubblico e della sicurezza”.
In tutto questo il governo “da una parte non intende riaprire, nell’immediato, il settore del gioco pubblico, sulla base del parere fornito dal Comitato tecnico scientifico (Cts), che considera le relative attività produttive di rischio medio-alto, dall’altra è ben consapevole di perdere risorse erariali, “regalando” denaro alla criminalità organizzata, anche perché i dati forniti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli dimostrano che una parte della domanda di gioco non è venuta meno con la chiusura del settore, ma si è semplicemente riversata verso il canale illegale”.
UN DONO ALLA CRIMINALITÀ – “Le organizzazioni criminali – spiegano Sambaldi e Strata – agiscono su più fronti ed in particolare investono nel segmento che ad oggi ha consentito di conseguire i maggiori guadagni con rischi contenuti ovvero quello del business delle scommesse abusive che sfruttano le piattaforme telematiche poste in paesi stranieri, al di fuori del circuito controllato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Anche le indagini di Polizia giudiziaria più recenti confermano che l’interesse mafioso per i circuiti di raccolta delle scommesse sportive al di fuori del controllo dello Stato italiano, è in crescita costante e trae vantaggio dall’indebolimento della rete legale, determinato in primis dalla chiusura imposta dalla pandemia, ma anche dagli effetti delle leggi regionali, che di fatto ridisegnano la distribuzione del gioco pubblico, confinandola lontana dai centri urbani e così lasciando spazi a territori non coperti dall’offerta legale.
IL CASO PIEMONTE – La Legge Regionale del Piemonte n. 9/2016 rappresenta un caso emblematico ed il dibattito in consiglio regionale per eliminarne le distorsioni è tuttora aperto e porta alla luce la contrapposizione perseguita da una parte della politica che rifiuta un’analisi che dia il giusto peso, nel bilanciamento degli interessi primari in campo, alla tutela della legalità.
MINACCE NON PERCEPITE – “Da una prospettiva più ampia, il generale Pasquale Preziosa, Presidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza dell’Eurispes, a novembre scorso, nell’ambito di un approfondimento su “Geopolitica, criminalità organizzata e terrorismo: riconoscere le nuove minacce” ha osservato che: «Il fenomeno mafioso è antico ma va stadiato a scadenze regolari allo stesso modo delle malattie nel campo medico». Le fonti aperte non rappresentano informazioni utili per i fenomeni criminali che dissimulano continuamente la realtà e occultano le vittime. Le vere minacce sono quelle non ancora percepite dagli organi di sicurezza. Solo un lavoro di “Intelligence” basato sulla analisi qualificata riduce i rischi di trovarsi di fronte a nuove minacce interne non percepite e a rivelare l’invisibilità delle organizzazioni presenti sul territorio».
LA RICERCA EURISPES SUL “CASO” PIEMONTE – È ancora attuale il passaggio conclusivo del capitolo dedicato all’illegalità della Ricerca pubblicata dall’Osservatorio Giochi Legalità e Patologie dell’Eurispes sul territorio piemontese: «(…) in un’ottica che si propone di osservare a 360° la fenomenologia criminale ed illecita, nella sua inesorabile evoluzione (dimensione terrestre, online e forme ibride di raccolta), escludere dal territorio l’offerta pubblica di gioco implica lasciare spazi in senso propriamente fisico (territoriale, appunto) alle offerte illegali. Significa lasciare gli utenti dei servizi di gioco in balìa dell’unica offerta disponibile, che finisce con l’essere quella non autorizzata e, quindi, non controllabile e controllata».
EFFETTO BOOMERANG – Quando si critica aprioristicamente il settore del gioco pubblico, basandosi esclusivamente sulla logica che “il gioco con vincita in denaro crea tout court dipendenza”, bisogna comunque considerare l’effetto boomerang generato dalle misure di contenimento dell’offerta legale di gioco: meno entrate erariali, aumento della criminalità, nessuna soluzione effettiva nel contrasto al disturbo da gioco d’azzardo patologico.

PIEMONTE, LEGA: “A BREVE RIPORTEREMO IN AULA PROVVEDIMENTO A DIFESA GIOCO LEGALE”
(JAMMA – 23/04/2021)
“Gli assessori della Lega porteranno in Giunta un disegno di legge a contrasto del “gioco d’azzardo patologico”. Vogliamo approvare un provvedimento che, oltre al contrasto della ludopatia permetta di tutelare le aziende del comparto del gioco legale in Piemonte. Aziende che, legalmente, lavorano, investono e garantiscono occupazione, che mai come in questo momento vanno tutelate. Per gli effetti del provvedimento votato nel 2016, sono almeno 5.200 le famiglie che oggi rischiano il loro posto di lavoro. La maggioranza ha deciso di percorrere una strada alternativa che permetterà, in breve tempo, di riportare in aula un provvedimento a difesa del gioco legale, che terrà conto dei contributi emersi in questi giorni di dibattito. Un segnale di collegiale compattezza nei confronti di necessità non più rinviabili, come sono la difesa del lavoro lecito, la lotta alle infiltrazioni della criminalità e la tutela con nuovi e più efficaci strumenti dei soggetti ludopatici”. Così in una nota la Lega Piemonte.

CODERE RAGGIUNGE UN ACCORDO DI RISTRUTTURAZIONE CON I SUOI CREDITORI CHE CONSENTIRÀ LA SOSTENIBILITÀ DELLA SOCIETÀ
(PRESSGIOCHI – 23/04/2021)
Codere compie un passo essenziale per garantire il proprio futuro. La società ha raggiunto un accordo con un gruppo significativo di creditori, titolari della maggioranza delle obbligazioni attualmente emesse, in base al quale immetteranno nel gruppo fino a ulteriori 225 milioni di euro. Queste nuove risorse coprirebbero, secondo le attuali stime della società, il fabbisogno di liquidità per mantenere la propria operatività fino alla riapertura totale della propria attività e fino al raggiungimento della normalizzazione della propria capacità di generazione di cassa. L’ingresso di questi nuovi fondi avverrà attraverso un’ulteriore emissione di obbligazioni super senior per un importo di 100 milioni di euro, di cui 30 milioni di euro verranno erogati immediatamente e 70 milioni di euro entro la fine di maggio. Una seconda quota fino a 125 milioni di euro aggiuntivi verrà erogata al termine del processo di ristrutturazione.
I creditori, inoltre, hanno concordato di capitalizzare più di 350 milioni di euro di debito, corrispondenti a parte delle obbligazioni senior garantite già esistenti. Ciò rappresenta una significativa riduzione degli attuali livelli di indebitamento, con una passività del gruppo operativo che si aggirerebbe intorno ai 700 milioni di euro, pari a circa tre volte l’EBITDA atteso dopo il superamento della pandemia, livello di indebitamento considerato sostenibile. A sua volta è stata concordata una proroga di almeno tre anni delle attuali scadenze, che si spostano interamente a settembre 2026 e novembre 2027. Creazione di una nuova società che riunisce l’attività operativa
Con il completamento del processo di ristrutturazione, verrà creato una nuova capogruppo attraverso la quale i creditori delle obbligazioni senior garantite esistenti avranno il 95% del capitale e gli attuali azionisti il 5%, questi otterranno anche i warrants che daranno loro diritto di ricevere il 15% nel caso di una valutazione superiore a 220 milioni di euro in una possibile futura vendita dell’azienda (o altre operazioni simili) nell’arco di dieci anni. Inoltre, la società prevede di chiedere la liquidazione di Codere SA, processo che consentirebbe ai suoi attuali azionisti di avere quote nel capitale della nuova capogruppo o, facoltativamente, un compenso economico che deriverebbe dalla cessione di una parte proporzionale delle sue azioni
E’ già stata convocata l’Assemblea Straordinaria degli Azionisti per la stipula degli accordi fondamentali per l’attuazione del processo di ristrutturazione concordato. Questi accordi hanno già il sostegno degli azionisti di maggioranza. Con l’attuazione di questa ristrutturazione, che si prevede si concluderà all’inizio del quarto trimestre dell’anno, Codere confida di assicurare il futuro dell’azienda, grazie alla fiducia dei suoi obbligazionisti nelle prospettive del gruppo, nel suo management e negli oltre diecimila dipendenti che compongono l’organizzazione.