RS 17 MARZO 2021

GUERRA (SOTTOSEGR. MEF): “SARÀ CONSENTITA RIAPERTURA SALE GIOCHI, SALE SCOMMESSE E SALE BINGO APPENA LA DIFFUSIONE DEL COVID-19 LO CONSENTIRÀ. GOVERNO TIENE IN FORTE CONSIDERAZIONE IL SETTORE GIÀ AIUTATO CON DIVERSE MISURE”
(AGIMEG – 17/03/2021)
“Per il Governo il settore del gioco, con i suoi 150.000 occupati e le sue migliaia di aziende, sarà, come tutto il resto del mondo produttivo, oggetto di forte attenzione e ne sarà consentita la riapertura, paritariamente a tutti gli altri settori produttivi, appena la diffusione dell’epidemia da COVID-19 lo consentirà”. E’ la rassicurazione che ha fornito ieri in Commissione Finanze al Senato il sottosegretario al Mef Maria Cecilia Guerra, rispondendo all’interrogazione presentata dal senatore Marco Perosino di FIBP-UDC.
Guerra ha però ricordato che “fin dalle prime manifestazioni dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 che hanno portato alle prime zone rosse in alcuni comuni della Lombardia e del Veneto la scelta del Governo è stata quella di evitare il più possibile le occasioni di contagio, intervenendo con prontezza in particolare in quei luoghi ed esercizi nei quali, per loro caratteristiche o per le attività ospitanti, potesse esserci la presenza di più persone o la formazione di assembramenti”. Con l’inasprirsi dell’emergenza, il Governo ha “decretato la sospensione delle attività di tutti gli esercizi non necessari fra i quali, per ovvi motivi, sono sempre stati ricompresi tutti i luoghi di intrattenimento, risultando in tale categoria “cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati (…)”, cioè luoghi di grande socialità ove è prevista la presenza di un numero elevato di persone che ivi si trattengono per lungo tempo”. L’ADM ha poi applicato queste norme – “senza nulla aggiungere” – e ha “resistito a ricorsi amministrativi proposti da diversi operatori del gioco, a riprova della legittimità delle scelte operate. Scelte che sono state assolutamente lineari e consequenziali all’evolversi dell’emergenza sanitaria. Infatti, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha riferito che quando le condizioni sanitarie lo hanno consentito, in accordo con le associazioni di categoria sono stati approvati i protocolli di sicurezza per la riapertura delle sale, delegando alle singole Regioni la scelta sulla data di riapertura, in ossequio alle richieste di differenziazione sul territorio delle riaperture (in funzione dell’andamento dei contagi) e di delega di tali scelte alle Amministrazioni regionali”.
Il sottosegretario Guerra ha quindi sottolineato che “Fin quando l’emergenza lo ha consentito, il gioco pubblico ha regolarmente funzionato e anche quando, nel mese di agosto, a seguito di un nuovo inasprimento della pandemia, si è deciso di intervenire sospendendo le attività di altri luoghi di intrattenimento (come, ad esempio, le discoteche), le attività di raccolta del gioco sono proseguite, a riprova di una forte attenzione per il settore ma, soprattutto, della ricerca della necessaria minimizzazione del danno alle imprese, per le quali si provvede alla chiusura solamente in caso di estrema necessità. Detta situazione di necessità si è ripresentata con la stessa forza nello scorso mese di ottobre, determinando il Governo ad adottare le stesse misure, con riguardo alle sale giochi ma, più in generale, ai luoghi di divertimenti ed intrattenimento già utilizzate a partire dal mese di marzo 2020″. E quindi non ha nascosto che “Il Governo, anche per ovvie ragioni di entrate erariali legate al gioco pubblico, ha sempre tenuto in grande considerazione il settore che, però, non può in alcun modo travalicare il superiore interesse (costituzionalmente tutelato) alla salute pubblica. Ne sono dimostrazione i diversi incontri avuti dalle associazioni di categoria con i rappresentanti del Governo e con la stessa Agenzia delle dogane e dei monopoli, volti ad individuare protocolli di sicurezza che consentano, appena la decelerazione dell’epidemia lo permetta, la pronta riapertura dell’intero comparto del gioco pubblico“.
Infine ha ricordato le diverse misure adottate per aiutare gli operatori del settore: il Governo ha inserito i “Codici ATECO degli operatori del gioco pubblico fra quelli che hanno potuto e potranno beneficiare dei cosiddetti ristori” e ha ricordato “le numerose norme di legge e determinazioni del Direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli che hanno previsto proroghe o rateazioni di imposte, riduzioni di obblighi e condizioni, sospensioni di oneri amministrativi, tutti nell’ottica di alleviare il forte peso derivante dalla sospensione delle attività”.

DECRETO SOSTEGNI: IL CONTO SUPERA I 40 MILIARDI, IL GIOCO RIMANE IN ATTESA
(GIOCONEWS – 17/03/2021)
Con il pressing delle forze politiche e della varie categorie, cresce la spinta al nuovo scostamento, ma non riuscirà ad anticipare il via libera al decreto.
Occhi puntati sull’imminente decreto Sostegni. Sia da parte delle imprese – ormai allo stremo, in molti settori, dopo la prolungata serrata delle attività e l’ulteriore chiusura di queste settimane – ma anche dalla politica, con le varie forze di maggioranza che continuano ad esercitare un pressing sull’esecutivo allo scopo di poter veder ristorate la maggior parte delle filiera in difficoltà. Ma non sarà affatto semplice, tenendo conto dell’ampiezza della platea dei richiedenti e delle risorse ancora piuttosto limitate: almeno in proporzione alle necessità del momento, tutt’altro che banali. Anche perché le riunioni tecniche e politiche che si stanno susseguendo in queste ore per definire l’impianto del decreto “sostegni”, incrociano quelle degli esperti che studiano i nuovi dati del contagio, con le ulteriori chiusure che ne derivano. Una congiunzione che complica ulteriormente la situazione, già difficile da districare, sia nei numeri che nei contenuti da tradurre nel provvedimento. Non si può non notare, infatti, come negli ultimi tre mesi le misure restrittive di contenimento del virus risultano scorrelate dagli aiuti economici forniti alle categorie colpite. Anche per questo tutti confidano nel prossimo Dl sostegni, per scongiurare la chiusura, in un clima generale di sofferenza e attesa per commercianti, lavoratori autonomi e partite Iva, di tutti i settori. E in modo particolare all’interno del comparto del gioco pubblico, che oltre ad essere stato uno dei più colpiti dalla pandemia e dai conseguenti lockdown, risulta anche uno dei meno “ristorati” dai precedenti provvedimenti governativi. Ora però il nuovo decreto, andando a rimuovere il meccanismo dei codici Ateco che aveva precluso la possibilità di accesso ai contributi per molte imprese del gioco, sembra andare incontro anche al comparto. Ma solo fino a un certo punto, per come è stato fin qui impostato, visto che il limite massimo di fatturato aziendale previsto per l’accesso ai contributi risulta un tetto troppo basso per un settore che, come quello del gioco, movimenti molto denaro, ma a fronte di costi altrettanto alti, con la soglia dei 5 (o 10) milioni di fatturato che rischia di tenere fuori in troppi, nei giochi. Oltre a questo, peraltro, c’è il discorso generale della scarsa capienza, visto che i fondi previsti, cioè circa 10 miliardi stando alla griglia elaborata fin qui dal Mef, sono tanti, tantissimi, ma non bastano.
MANCANO 10 MILIARDI – Stando ai numeri che circolano in queste ore tra Palazzo Chigi e Via Venti Settembre, mancherebbero almeno 10 miliardi. Che porterebbero il conto complessivo del provvedimento a superare quota 40 miliardi. Nel capitolo ristori la sfida è quella fra le risorse a disposizione e l’arco temporale da coprire. Il governo, infatti, sta lavorando per cercare di completare il quadro di aiuti del 2020, per compensare chi è stato ignorato o trascurato dal sistema dei codici Ateco e dal parametro legato alle sole perdite di aprile. Tra cui, appunto, le aziende del gioco. Ma le soluzioni fin qui individuate, che prevederebbero nuovi interventi al doppio del calo medio mensile nel fatturato 2020 rispetto al 2019, offrirebbero una copertura molto parziale. E non riuscirebbero a sostenere gli operatori economici per le chiusure di quest’anno. Le quali, come detto, continuano ad aumentare in numero, oltre ad essere ulteriormente prorogate. Fino a data da destinarsi, per quanto riguarda i giochi, come apprendiamo oggi dal Mef.
LA SPINTA AL NUOVO SCOSTAMENTO – Il problema, dunque, fa crescere ulteriormente la spinta verso il nuovo scostamento, su cui il governo ha già avviato una discussione. L’agenda ipotizzata guarda al Def, con il nuovo quadro di finanza pubblica che sarà costruito nelle prossime settimane. Ma nelle file della maggioranza si discute anche di un’accelerazione per trovare risorse aggiuntive nel decreto sostegni: anche se ciò imporrebbe un ulteriore slittamento di una decina di giorni all’approdo del testo in consiglio dei ministri, che è già scivolato alla prossima settimana. Tempi troppo lunghi comprometterebbero l’obiettivo di assicurare i nuovi aiuti entro il 30 aprile. Per questo, la richiesta alle Camere di nuovo indebitamento potrebbe accompagnare il decreto nel suo cammino parlamentare, perché a complicare i conti non ci sono solo gli aiuti diretti ad autonomi e piccole imprese. La spinta che arriva dalla maggioranza riguarda anche i dispositivi per garantire la liquidità alle imprese, su cui insiste il Movimento 5 Stelle, ma non solo. Per un altro tema particolarmente critico per le aziende del gioco, quello dell’accesso al credito, per le quali tuttavia non si esprimeranno certo i grillini: anche se la materia, nel frattempo, ha trovato udienza nelle altre forze politiche, di maggioranza e opposizione, al punto da finire anche sotto osservazione della Commissione banche.
IL TEMA DEL PREU – Altro fronte caldo, in generale e per i giochi, è quello fiscale, a partire dalla questione delle scadenze, su cui Lega e Fi chiedono interventi a maglie non troppo strette. Tra le richieste, c’è anche quella – di nuovo – del comparto del gioco pubblico, con le imprese del settore che continuano a chiedere il rinnovo della proroga dei versamenti del prelievo erariale unico che, specie nel segmento degli apparecchi da intrattenimento, diventa una questione di vita o di morte. Dopo mesi di totale assenza di entrate a fronte di costi fissi più o meno costanti, le aziende del comparto hanno ormai eroso gran parte delle riserve di liquidità: per questa ragione, se non dovesse arrivare una proroga dei versamenti, il rischio è quello di veder saltare molte imprese, soprattutto tra le medie, piccole e micro. Sul tema specifico – secondo quanto apprende GiocoNews.it da fonti parlamentari – si starebbero occupando diverse forze di maggioranza, anche se le possibilità di successo sembrano ad oggi scarse. Visto che la coperta delle risorse in mano al governo, ancora troppo corta, rischia di mettere in discussione ogni altro discorso. A meno che, appunto, i fondi a disposizione possano crescere ancora.
LA RIPRESA ECONOMICA E’ UN MIRAGGIO – Ma c’è di peggio. Mentre la politica di interroga sul da farsi, l’economia continua a franare. Con la ripresa della pandemia e il rallentamento della campagna vaccinale di questi giorni che potrebbero portare ad un calo del Pil del 4,7 percento su base mensile, secondo le ultime stime di Confcommercio. Peggio ancora se si considera, poi, che l’allentamento delle restrizioni a febbraio non ha evitato un forte calo dei consumi.
Il quadro che emerge dall’ultimo numero della Congiuntura Confcommercio ricalca più o meno la situazione (critica) di marzo e aprile dello scorso anno. Vincoli alla mobilità, chiusure degli esercizi commerciali e dei luoghi di scambio sociale, seppure relativamente meno stringenti e più articolate sul territorio rispetto a quelle di un anno fa, che rischiano di avere effetti ancora più dirompenti in un sistema economico già fortemente compromesso. E’ chiaro che anche il rallentamento della campagna vaccinale con gli accadimenti degli ultimi giorni, mette in discussione anche una previsione di crescita del Pil attorno al 4 percento per l’anno in corso. Si ampliano i divari tra settori: gran parte dei servizi di mercato si trovano ormai da un anno nell’impossibilità di operare mentre almeno alcuni settori dell’industria stanno recuperando le perdite registrate nei peggiori momenti dello scorso anno. Secondo i dati dell’Icc (Indicatori dei consumi Confocommercio) a febbraio c’è un un andamento negativo su base annua con una flessione del 12,2 percento che segue la contrazione del 17,5 percento di gennaio.
La ripresa economica rischia dunque un brusco stop nel mese di marzo per il quale si stima una riduzione del Pil del 4,7 percento su base mensile. Su base annua, il confronto con il mese iniziale della crisi porta, comunque, a una crescita del 7,3 percento. Nel complesso del primo trimestre la variazione dovrebbe attestarsi al -1,5 percento rispetto all’ultimo quarto del 2020 e al -2,6 percento rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno.
LA CRISI DELL’ENTERTAINMENT – Anche a febbraio gli andamenti settoriali evidenziano un quadro particolarmente articolato, in linea con le limitazioni imposte dalla pandemia che hanno toccato in misura differenziata i settori. Solo per i prodotti ed i servizi di comunicazione e per l’elettronica di consumo i consumi si confermano in territorio positivo. In ripresa è risultata, sulla spinta delle nuove incentivazioni, la domanda di autovetture da parte dei privati. Addirittura, per la prima volta dopo molti mesi, anche il settore dell’alimentazione mostra qualche elemento di difficoltà: situazione determinata anche dal confronto con un periodo in cui l’affacciarsi della crisi sanitaria aveva portato a un forte aumento delle scorte da parte delle famiglie. Ma la filiera turistica, la mobilità ed i settori legati alla fruizione del tempo libero continuano ad essere i più penalizzati. Con il settore ricreativo che subisce una riduzione di circa il 70 percento a febbraio.
Il protrarsi di riduzioni prossime o superiori al 50 percento da un anno rende sempre più difficile immaginare un’uscita dalla crisi, peraltro non immediata, che non implichi pesanti ripercussioni su questi settori con effetti che potrebbero durare più a lungo della crisi sanitaria. In forte difficoltà continuano a trovarsi l’abbigliamento e le calzature (-24,5 percento nel confronto con febbraio 2020) e la domanda di carburanti (-21,2 percento) segmento che risente pienamente delle limitazioni alla mobilità.

RACCOLTA GIOCO TRAMITE APPARECCHI DA INTRATTENIMENTO: ADM PUBBLICA I CRITERI DI DETERMINAZIONE ED APPLICAZIONE DELLE PENALI PER AWP E VLT
(JAMMA -17/03/2021)
Tramite una determinazione direttoriale a firma del direttore generale Marcello Minenna, Adm ha pubblicato i “Criteri di determinazione ed applicazione delle penali convenzionali previste dalla concessione per la raccolta del gioco tramite apparecchi da intrattenimento”.
Si legge: “Per tutte le penali di cui all’Allegato 2 della Convenzione di concessione per la gestione della rete telematica degli apparecchi con vincita in denaro sono applicati i seguenti criteri di individuazione e quantificazione della penale concreta: applicazione in tutti i casi di inadempimento della misura minima della penale; applicazione di una quota della penale, pari al 30% della differenza fra il massimo e il minimo edittale della penale stessa, in funzione della gravità dell’inadempimento che aumenta, in misura lineare, con l’incedere della concessione; applicazione di una quota della penale, pari al 70% della differenza fra il massimo e il minimo edittale della penale stessa, a titolo di recidiva, valutata su base annua che aumenta progressivamente ogni biennio in misura lineare; in caso di proroga della Concessione, i valori delle penali applicabili all’ultimo anno di concessione si applicano anche per gli eventuali anni successivi.
Nel caso in cui, a seguito dell’istruttoria svolta dall’Ufficio, emergano fatti o elementi tali da ridurre la responsabilità del Concessionario, la penale potrà essere applicata nella misura minima prevista dalla Convenzione di concessione, anche con riferimento alla valutazione della eventuale recidiva.
Ai sensi dell’articolo 30, commi 6 e 7 della Convenzione di concessione, il limite massimo annuale e giornaliero delle penali irrogabili al singolo Concessionario non può essere superiore all’undici per cento del compenso effettivo di cui all’articolo 28, comma 2 della Convenzione di concessione percepito, rispettivamente, annualmente o nei giorni di riferimento. Qualora il valore delle penali concretamente irrogate al Concessionario sia superiore a tali limiti, si procederà alla riduzione del valore della penale fino al limite massimo consentito”.

TORINO. DALLA FEDERAZIONE ITALIANA PUBBLICI ESERCENTI SOSTEGNO ALLA MANIFESTAZIONE PER LA MODIFICA ALLA LEGGE REGIONALE
(PRESSGIOCHI – 17/03/2021)
EGP, organizzazione di categoria della Federazione Italiana Pubblici Esercenti, esprime solidarietà e supporto ai lavoratori ed alle imprese che, nel rispetto delle disposizioni di prevenzione sanitaria, saranno in Piazza Castello a Torino il prossimo 18 marzo.
L’urgenza di risposte alle richieste di apertura in sicurezza dei giochi pubblici, ormai chiusi da più di 9 mesi in tutto il Paese, si associa per il territorio piemontese ad un’emergenza importante circa il futuro del comparto legale, destinato all’estinzione nei suoi prodotti principali a causa di una normativa regionale che genera effetti sostanzialmente espulsivi per le attività regolamentate e il conseguente recupero di enormi spazi per il mercato sommerso.
La regolamentazione piemontese oggi in vigore dimostra infatti, da troppo tempo, l’incoerenza di disposizioni ispirate da letture errate della dinamica del mercato dei giochi in denaro, quando non da precise scelte demagogiche.
Le limitazioni territoriali e locali di alcuni servizi pubblici di offerta di giochi in denaro previsti dalla legge piemontese costituiscono il più evidente favore alla criminalità organizzata, senza ridurre in alcun modo le dipendenze: anche alla luce dei recenti dati ufficiali del periodo emergenziale legato al COVID, è palese infatti come l’offerta illegale sia rapidamente capace di riprendersi quanto riguadagnato all’economia osservata da un pluriennale processo di emersione e regolamentazione.
I dati ufficiali piemontesi dell’ultimo biennio, letti attentamente e senza schemi preordinati, dimostrano che normative del taglio della Legge regionale 9\2016 hanno semplicemente generato lo spostamento del consumo di giochi in denaro tra differenti prodotti e verso il mercato nero, causando con ciò anche una illegittima distorsione del mercato dei prodotti regolamentati.
Anche attraverso il proprio attivo contributo alla discussione istituzionale, EGP auspica che la manifestazione sia occasione di pronta riflessione per tutti i legislatori regionali sull’importanza delle reti di gioco in concessione quali strumenti di attuazione degli obiettivi primari della Legge 9 del 2016: l’educazione al consumo responsabile e la costante riduzione delle dipendenze patologiche.
Verso tali obiettivi è necessario quindi intervenire, al più presto, per la revisione della legge, affinché essa possa concretamente perseguire gli obiettivi di contrasto al Disturbo da Gioco d’Azzardo, tutelando tutti i consumatori attraverso le garanzie assicurate dalle attività di gioco regolamentate.