RS 18 MAGGIO 2022

PROROGA CONCESSIONI SCOMMESSE: IL PD SOLLECITA IL MEF
(PRESSGIOCHI – 18/05/2022)
Gli onorevoli Sani, Buratti e Fragomeli del Pd chiedono al Mef se ritenga opportuno adottare, nel primo provvedimento utile, e comunque non oltre il 29 giugno 2022, le adeguate iniziative per prorogare le concessioni di raccolta delle scommesse su eventi sportivi, anche ippici, e non sportivi, ivi compresi gli eventi simulati, al fine di garantire la continuità delle attività degli operatori del settore, le entrate erariali da essa derivanti e tutelare la legalità, in attesa dell’annunciata riforma organica del settore.
Simile richiesta è stata presentata oggi dalla deputata Vita Martinciglio del M5S.
Gli esponenti del PD evidenziano che “le concessioni per la raccolta delle scommesse su eventi sportivi, anche ippici, e non sportivi, compresi gli eventi simulati, scadute nel giugno del 2016, sono state negli ultimi anni soggette a diverse proroghe di carattere tecnico, resesi necessarie per garantire la continuità delle attività della raccolta delle scommesse, in vista dell’attesa riforma del settore del gioco pubblico. L’articolo 103, comma 2, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, cosiddetto decreto Cura Italia, come da ultimo modificato dall’articolo 3-bis, comma 1, lettera a), del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 novembre 2020, n. 159, ha definito un nuovo quadro per garantire le proroghe delle concessioni a titolo non oneroso, in relazione allo stato di emergenza, prevedendo una proroga per i novanta giorni successivi alla cessazione dello stato di emergenza; l’articolo 1, comma 1, del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2022, n. 11, ha disposto la cessazione dello stato di emergenza al 31 marzo 2022; conseguentemente il termine ultimo di validità delle concessioni è fissato al 29 giugno 2022; al momento, quindi, in assenza di un intervento legislativo che preveda un’ulteriore proroga si assisterebbe a partire dal 30 giugno 2022 a un’interruzione dell’attività di raccolta legale delle scommesse nei negozi e nei punti gioco, che avrebbe, oltre al danno per l’erario, gravissime ripercussioni sul fronte della legalità nel settore del gioco in quanto di fatto l’offerta di scommesse sul canale fisico potrebbe divenire oggetto del mercato illegale gestito dalla criminalità organizzata.
E’ attesa l’emanazione del disegno di legge delega, annunciato dal Governo, sul riordino del settore del gioco pubblico, già previsto tra i disegni di legge collegati alle ultime quattro leggi di bilancio e dichiarato quale collegato alla decisione di bilancio, a completamento della manovra di bilancio 2023-2025, anche nel Documento di economia e finanza 2022” concludono.

IL TRISTE EPILOGO DELL’INTRATTENIMENTO: PER CALCIOBALILLA E VIDEOGIOCHI SI TORNA AL PUNTO DI PARTENZA (A RISCHIO IMPANTANAMENTO)
(JAMMA – 18/05/2022)
A poco meno di un anno dal decreto di regole tecniche che avrebbe dovuto segnare il nuovo corso per il mercato degli apparecchi da intrattenimento si torna da dove si era partiti. O forse ancora più indietro.
Nulla di fatto o quasi. Per il mercato degli apparecchi di puro intrattenimento, ovvero videogiochi, calciobalilla e flipper (per semplificare), questa avrebbe dovuto essere la stagione della ripartenza, se non addirittura del nuovo slancio verso una nuova era. Fissate le regole tecniche e le procedure per il rilascio delle autorizzazioni, si trattava di tradurle in procedure di routine. Così sono trascorsi mesi nell’attesa e nella speranza di risolvere tutte le criticità e di liberare, finalmente, un settore economico, così come avrebbe meritato, da una serie di restrizioni e di ambiguità davvero incomprensibili.
Abbiamo assistito infatti alle interminabili disquisizioni su come un calciobalilla (eventualmente taroccato) si possa prestare alla pratica del gioco d’azzardo, o su come un flipper che eroga palline possa rappresentare un pericolo mortale per un minore. Ancora prima sono arrivate le trattazioni sociologiche sugli effetti dei meccanismi premianti di una macchina che eroga ticket se misuri la tua abilità nel menare un martello di gomma.
Chi questi apparecchi li conosce da decenni, ne conosce l’utilizzo e il cliente di riferimento, ha tentato invano di spiegare alla politica (o meglio al decisore politico) che tra il controllo (legittimo) e la persecuzione era meglio propendere per il primo. Ma lo slancio verso l’irrigidimento delle regole e l’inflessibilità propria di chi teme di perdere di autorevolezza, hanno prodotto esiti tutt’altro che positivi.
Dopo l’inverno, e le riunioni tecniche dove le risultanze di quanto si stava facendo si scontravano con le rassicurazioni e gli inviti ad avere fiducia, è arrivata la primavera e le speranze mancate.
Come se non bastasse, per concatenazione di atti e di circostanze, il quadro si è ulteriormente complicato con il sequestro amministrativo delle sale dove ai videogiochi si giocava non per intrattenimento (a quanto pare di capire) ma per sport.
Chiunque frequenti il gaming da qualche decennio, e forse non è il caso di qualche professionista e consulente che ai tempi si stava dedicando ad altre pratiche, sa benissimo cosa successe quando fecero la loro comparsa le consolle domestiche e le problematiche connesse alla gestione degli apparecchi arcade all’interno delle sale giochi. Le leggi di riferimento, che, come sappiamo, sono all’interno di un Regio decreto (ovvero di quando in Italia c’era ancora la monarchia) sono cambiate un po’, ma non abbastanza. Su quei videogiochi ancora oggi, si scatenano le invettive di politici e decisori che potremmo definire, con un eufemismo, ‘poco illuminati’. Fatto sta che se fosse stato possibile comprarsi qualche decina di PlayStation e piazzarle in una sala giochi dotata di comode sedie e cuffie o altri dispositivi ‘immersivi’ per tornare a rivedere stuoli di ragazzi che si accalcano intorno ad uno sparatutto o una partita di football virtuale, probabilmente lo avrebbero fatto praticamente tutti.
E invece no. Quasi due decenni fa insieme alla ‘bonifica’ dagli apparecchi fuori legge che erogavano gettoni e ticket c’è stata la regolarizzazione del puro intrattenimento e l’eliminazione di videogiochi che di pericoloso avevano poco (se escludiamo il rischio di beccarsi uno schiaffone dal genitore preoccupato per i tuoi risultati scolastici).
Se fosse stato così facile allestire uno spazio con qualche monitor e titoli che ancora tutti rimpiangono non capiremmo l’ostinazione di imprenditori che da mesi tentano di spiegare che una connessione ad Internet non è necessariamente un espediente per trasformare una sala in una bisca.
Con il sequestro delle sale esports (ma che comunque sono sale dedicate al gaming), la situazione di è ancora più complicata. Le diverse ‘anime’ che gravitavano intorno all’apparecchio da intrattenimento, ovvero quella dei parchi, dello spettacolo viaggiante, delle sale ‘multi-intrattenimento’ come i bowling, dei circoli sportive, oggi hanno un nuovo vicino. E tutte, diciamocelo, si sentono diverse e distanti dall’altro. Per necessità, e non per convinzione, si siedono intorno ad un tavolo ‘virtuale’ alla ricerca di una soluzione. Una soluzione che fino ad ora non è arrivata e candidamente si ammette che l’unica soluzione possibile è quella di ritornare da dove si era partiti anni fa: dalla politica.
Ma lo sappiamo bene come funzione la politica oggi: sposa una causa valutando attentamente quanto rende in termini di consensi. Chi oggi prende a cuore la causa delle sale esports ieri invocava il ritorno dei flipper nelle sale giochi (gli stessi flipper per i quali si deve dimostrare non essere giochi d’azzardo). Chi si scandalizza per il sequestro di videogiochi connessi in rete non ha speso una parola di fronte alla lenta agonia di un settore di migliaia di apparecchi la cui colpa è quella di essere dotati di una gettoniera e gestiti da chi, legittimamente esercita anche come operatore del gioco pubblico legale.
Quello che si è consumato nelle scorse ore, con una riunione ‘allargata’ degli Stati Generali dell’Amusement è un triste epilogo. Al regolatore, di cui si è elogiata la disponibilità e la capacità di ‘strigare’ la matassa di regole sbagliate, si chiede ora di fermarsi e stare a guardare. Alla politica ‘facilona’ e approssimativa, di tornare sui sui passi.
Per gli esports il rischio reale, in questo momento, è di restare impantanati nelle sabbie mobili da cui l’apparecchio da intrattenimento cerca di tirarsi fuori da anni. Comprensibile il loro smarrimento, ma obiettivamente non è pensabile per loro un percorso in solitaria. L’Amusement trova slancio e nuova forza da questa situazione, anche se obiettivamente avremmo preferito più determinazione e realismo quando serviva.

ANTIMAFIA: CHIUSE INDAGINI SU GIRO DI SCOMMESSE ONLINE ILLEGALI E RICICLAGGIO DENARO IN PARADISI FISCALI. IN 72 NEI GUAI
(AGIMEG – 18/05/2022)
Scommesse illegali e riciclaggio di denaro nei paradisi fiscali, 72 persone rischiano di finire a giudizio. Così si è chiusa l’indagine della Dda di Salerno sul business gestito da un gruppo di persone, oltre 50 rispondono di associazione a delinquere di stampo mafioso, basato su un giro miliardario di scommesse illegali, con ramificazioni anche all’estero. Le accuse sono di riciclaggio, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro sporco in attività economiche ed autoriciclaggio. Gli indagati hanno residenza nell’Agro nocerino, Valle dell’Imo, Salerno, nel napoletano e in diverse regioni d’Italia.
I fatti in luce vanno dal 2013 al 2019. Sullo sfondo c’era una vera e propria holding del gaming online associata alla rete dbgpoker, non autorizzata in Italia. I giochi erano raggiungibili anche attraverso slot e totem illegali installati nelle località del sud Italia.
Il business si basava su una piattaforma informatica realizzata nel 2000 da uno degli indagati. I server, coordinati da Mercato San Severino, erano stati dislocati nei paradisi fiscali, come Panama e l’isola di Curacao. I vertici dell’associazione avevano anche il compito di consentire giochi e scommesse illecite sulla piattaforma, acquisendo poi i proventi mediante raccolta fisica del denaro contante dei partecipanti. Tutto avveniva mediante transazioni finanziarie non tracciabili. Il sistema piramidale aveva alla sua base il giocatore, che finanziava l’attività. Il vertice vendeva ai vari livelli gestionali crediti virtuali che, poi, diventavano reali grazie alle giocate online o ai totem fisici illegali, scollegati dalla rete dei Monopoli, dei giocatori finali. Gli introiti stimati furono quantificati, in due anni, in oltre 5 miliardi di euro e, qualora i giochi fossero stati svolti in forma lecita, l’Erario avrebbe incassato circa 500 milioni – riporta Il Mattino.
Undici furono i siti web sequestrati, insieme a due società e a 3 milioni di euro nei confronti di uno degli indagati e di altri soggetti, ritenuti prestanome.
Per molti c’è inoltre l’aggravante mafiosa, in quanto vi sarebbe stata la “consapevole fornitura” della piattaforma di gioco illegale a soggetti contigui a clan di camorra che, sulla base delle risultanze, ne avrebbero così alimentato le casse.

GIOCO ILLEGALE, SANZIONI E SEQUESTRI FRA SICILIA E CALABRIA
(GIOCONEWS – 18/05/2022)
Apparecchi da gioco irregolari e scommesse non autorizzate al centro dell’operazione Trinacria condotta da Adm e Sogei fra Messina, Catania, Siracusa e Reggio Calabria.

Apparecchi e congegni da divertimento e intrattenimento al centro di un’operazione condotta dai funzionari dell’Agenzia delle accise, dogane e monopoli, Direzione Giochi – Ufficio controlli giochi – coordinati dal Gruppo Cp-Operazioni, congiuntamente al personale delle sezioni Controlli territorialmente competenti e alla Sogei, nelle province di Messina, Catania, Siracusa e Reggio Calabria.
L’operazione – denominata Trinacria – ha dato luogo ad una articolata attività di verifica della conformità alle prescrizioni normative degli apparecchi di cui all’articolo 110, comma 6, del Tulps, delle loro modalità di funzionamento, e delle relative autorizzazione previste per i punti di offerta.
Sono stati controllati complessivamente 28 esercizi commerciali – di cui 26 nelle provincie di Catania e Messina – e sono stati sequestrati 10 apparecchi per accertata violazione dell’art. 110, comma 9, lettera f bis, del Tulps il quale prevede per la fattispecie l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.500 a 15.000 euro per ciascun apparecchio.
È stata sequestrata una scheda di gioco relativa ad apparecchio da intrattenimento per accertata violazione dell’art. 110, comma 9, lettera f ter, del Tulps, il quale prevede per la fattispecie l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 a 50.000 euro per ciascun apparecchio videoterminale.
In tre esercizi commerciali sono state constatate irregolarità relative all’Imposta sugli intrattenimenti (Isi) dovuta.
Nel corso delle operazioni sono stati inoltre sequestrati presso un negozio di gioco due personal computer messi a disposizione degli avventori ed utilizzati per la connessione a piattaforme di gioco non autorizzate da Adm, in violazione a quanto prescritto dall’art. 110, comma 9, lettera f quater del Tulps. il quale prevede per la fattispecie l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 a 50.000 euro per ciascun apparecchio e la chiusura dell’esercizio da trenta a sessanta giorni.

Sono in corso, da parte dei Nuclei operativi territoriali delle Direzioni coinvolte, gli ulteriori accertamenti tecnici per individuare anche eventuali illeciti di natura penale.