RS 24 FEBBRAIO 2021

RIAPERTURE, CTS: PREMATURE PER PALESTRE E PISCINE, SALE GIOCHI E ALTRE ATTIVITÀ GIUDICATE ANCORA A RISCHIO. OGGI IL COMITATO VALUTERÀ PROTOCOLLI ASSOCIAZIONI DELLO SPETTACOLO
(AGIMEG – 24/02/2021)
Il Comitato tecnico-scientifico ha incontrato il presidente del Consiglio Mario Draghi e i ministri competenti in vista dei prossimi provvedimenti sulla pandemia che saranno assunti dall’esecutivo. Ancora massima prudenza per le riaperture, soprattutto in una fase delicata come questa, con le varianti che fanno temere una nuova impennata di contagi. Sarebbe questa la linea del Cts. È prematuro, secondo il Cts, parlare in questa fase delle riaperture di palestre e piscine, sale giochi, e altre attività giudicate ancora a rischio. Le indicazioni del Cts non cambiano nemmeno rispetto alle riaperture di impianti da sci o cinema. Resta in sospeso al momento il tema della revisione dei parametri utilizzati per definire le fasce di rischio. Oggi ci sarà una nuova riunione del Cts per valutare il protocollo di sicurezza ultimato dalle associazioni dello spettacolo.

GIOCO ONLINE, ADM CHIARISCE: “LA GESTIONE DI PIATTAFORME IN MANCANZA DI CONCESSIONE È REATO”
(JAMMA – 24/02/2021)
L’Agenzia Dogane e Monopoli (ADM) intende fornire alcuni chiarimenti sulla normativa riguardante il gioco online (cosi detto Gioco a distanza), con particolare riguardo al gioco online non ADM.
“Il controllo del gioco è riservato allo Stato, che lo esercita, a partire dal 2000, tramite l’Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato (AAMS) prima e poi l’Agenzia Dogane e Monopoli (ADM). La materia del gioco a distanza con una posta iniziale o vincite in denaro ai sensi dell’art. 1 del d.lgs. n. 496/1948, rientra tra quelle su cui vi è una riserva dello Stato che ne consente l’esercizio esclusivamente ai soggetti in possesso di apposita concessione, rilasciata in esito a una gara ad evidenza pubblica svolta nel rispetto della disciplina comunitaria.
Nel sistema concessorio operatori privati (concessionari) sono tenuti a garantire lo svolgimento del gioco secondo parametri individuati dal legislatore e sotto il controllo e la vigilanza dell’Agenzia. Il settore del gioco online, ossia quello venduto attraverso internet o altri canali telematici, è individuato e regolato dall’articolo 24, della legge n. 88 del 2009 (comunitaria 2008); in particolare, i commi da 12 a 26 recano a disposizioni in materia di esercizio e di raccolta a distanza dei seguenti giochi.
Le società che operano in regime concessorio – si legge in una nota – dovranno certificare all’Agenzia una solidità sul piano economico, garantendo l’attività con idonea garanzia a copertura degli obblighi assunti per il corretto svolgimento dei compiti derivanti dalla concessione e a tutela degli obblighi assunti verso i giocatori, certificare l’assenza di impedimenti di natura penale a carico dei propri rappresentanti legali, amministratori e soci, oltre al rispetto di tutta una serie di regole tecniche e certificazioni cui sono sottoposti i giochi commercializzati.
In caso di conflitti di interessi tra giocatore e la società che gestisce il gioco in regime concessorio, il giocatore italiano potrà facilmente presentare reclami a tutela dei propri diritti all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che detiene il rapporto con le società concessionarie, o adire la Giustizia ordinaria. La gestione di piattaforme di giochi online in mancanza di concessione integra il reato di esercizio abusivo dell’attività di gioco o scommessa, disciplinata ai sensi dell’art. 4 legge n. 401/1989. L’art. 4 della Legge 13 dicembre 1989, n. 401 impone il divieto di organizzare, esercitare e raccogliere a distanza qualsiasi gioco istituito e disciplinato dall’Agenzia, senza la prescritta concessione.
Negare la sostanziale differenza tra giocare nella legalità o giocare nella illegalità vuol dire vanificare gli sforzi fatti dallo Stato italiano a tutela del “Gioco pubblico” che hanno portato il nostro Paese ad essere leader in Europa nel settore delle attività ludiche con vincite in denaro sia dal punto di vista amministrativo/regolatorio che sul piano tecnico/gestionale”.

CAMERA: VIA LIBERA AL DL MILLEPROROGHE
(PRESSGIOCHI – 24/02/2021)
Via libera dell’Aula della Camera al cosiddetto decreto Milleproroghe con 322 voti favorevoli, 2 voti contrari e 31 astenuti.
Nessuna modifica per quanto riguarda il settore giochi visto che sono stati tutti respinti gli emendamenti presentati prevalentemente da Forza Italia. Resta già applicata la proroga relativa alla lotteria degli scontrini cha ha preso il via al 1 febbraio anziché al 1 gennaio.
Ore l’esame passa al Senato.

RAPPORTO DIA: IL COVID CAMBIA LE MAFIE, GIOCO A RISCHIO CON LOCKDOWN
(GIOCONEWS – 24/02/2021)
La criminalità organizzata si è adattata al periodo del lockdown consolidando i suoi rapporti con territorio e imprese, anche con forme di assistenzialismo. Pericolo per il settore del gioco.
È come sempre illuminante il rapporto che la Direzione investigativa antimafia inviato alla Camera dei deputati. Nelle 600 pagine del documento, presentato dal Ministro dell’Interno al Parlamento, viene riportato un quadro dei primi sei mesi dello scorso anno, comprendente quindi l’inizio della pandemia e tutto il primo lockdown, emerge la rapidità con la quale il crimine organizzato, da Nord a Sud, ha saputo riadattarsi di fronte ai cambiamenti imposti dal Covid-19. In questo contesto il settore del gioco (ricordiamo che quello legale e pubblico è stato tra quelli più colpiti dalle chiusure), per le mafie è andato via via a costituire uno degli affari dominanti, in particolare in quei territori (reali e virtuali) dove lo Stato non riesce o non può arrivare.
“I cardini intorno ai quali ruotano le attività criminali – si legge in uno dei primi passaggi chiave del Rapporto –, sono sempre i medesimi nel dettaglio, estorsioni ed usura, narcotraffico e gestione dello spaccio di stupefacenti, controllo del gioco d’azzardo legale ed illegale, inquinamento dell’economia dei territori, soprattutto nei settori dell’edilizia, del movimento terra, dell’approvvigionamento dei materiali inerti, dello smaltimento dei rifiuti, della produzione dell’energia, dei trasporti e dell’agricoltura. Spesso ciò si realizza attraverso l’infiltrazione o il condizionamento degli Enti locali, avvalendosi della complicità di politici e funzionari corrotti”.
Ma da Palermo a Milano, dal Veneto alla Sardegna, il quadro che emerge, come detto, è quello di organizzazioni che oltre allo “svolgimento continuativo e perdurante delle più tradizionali attività illecite: dalla più antica costituita dalle estorsioni, alla più remunerativa, il traffico di droga, per finire alla più recente, le scommesse clandestine”, con il perdurare del lockdown hanno cercato di radicarsi ancora meglio nel territorio, soprattutto laddove fatica ad arrivare lo Stato, proponendo protezione, aiuti economici (a imprese e privati) e lavoro.
Il rapporto, ricco di note e citazioni, riporta le parole di alcuni prefetti che parlano tranquillamente di welfare mafioso, come ha fatto l’ex Prefetto di Trieste Annapaola Porzio, ora Commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, che nella Relazione annuale 2020 presentata il 29 settembre 2020 ha affermato che quello che è accaduto dallo scorso mese di marzo “ci impone di richiamare l’attenzione di tutti sull’espansione del cosiddetto ‘welfare mafioso di prossimità’, ovvero quel sostegno attivo alle famiglie degli esercenti attività commerciali e imprenditoriali in difficoltà o in crisi di liquidità”. Un concetto, quello di “welfare mafioso”, che ha ripreso spesso anche il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri: “Le mafie sono presenti dove ci sono i bisogni della gente – ha detto nel corso di una intervista citata dal Rapporto. Tutto si è bloccato nelle aree del Sud dove c’è più lavoro nero, da generazioni ci sono famiglie che guadagnano in media 30 euro e con il lockdown non hanno guadagnato neppure quelli”.
Un tema ricorrente, quello delle difficoltà economiche di tante aziende, citato spesso nelle scorse settimane anche relativamente al settore del gioco. Aziende completamente chiuse e lavoratori fermi da mesi, che peraltro si scontrano con l’ostracismo di molte banche quando provano a chiedere un prestito. “L’analisi dell’andamento della delittuosità riferita al periodo del lockdown ha mostrato che le organizzazioni mafiose si sono mosse con una strategia tesa a consolidare il controllo del territorio, ritenuto elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza. Controllo del territorio e disponibilità di liquidità che potrebbero rivelarsi finalizzati ad incrementare il consenso sociale anche attraverso forme di assistenzialismo a privati e imprese in difficoltà. Si prospetta di conseguenza il rischio che le attività imprenditoriali medio-piccole (ossia quel reticolo sociale e commerciale su cui si regge principalmente l’economia del sistema nazionale) vengano fagocitate nel medio tempo dalla criminalità, diventando strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti”. Ciò basta a far capire perché il settore del gioco sia uno dei più a rischio.
Illuminante il seguente passaggio: “I piccoli imprenditori chiudono per decreto e iniziano ad accumulare debiti, non pagando i fornitori, il personale dipendente o l’affitto commerciale. Per questi i ‘prestiti’ delle mafie, accompagnati magari dalla richiesta più o meno esplicita di subentrare nella gestione dell’azienda, possono essere l’unica ancora di salvezza per non cessare l’attività… E i prestiti, come evidenziato dal Prefetto di Bari, dr.ssa Antonia Bellomo, vengono praticati anche “per piccole somme di denaro”. E ancora “…la volontà di impadronirsi delle attività del territorio o di addomesticarle ai propri desiderata, attraverso l’intimidazione, l’imposizione di prodotti o la cogestione, è emersa nel settore del commercio di prodotti agro-alimentari, nell’ambito del mercato ortofrutticolo, nella torrefazione e nella vendita del caffè, nelle agenzie di scommesse e gioco d’azzardo, nelle attività collegate ai cantieri navali”.
Il nesso con il settore del gioco, peraltro, si è inserito perfettamente negli affari delle cosche favorito dall’evoluzione tecnologica della criminalità e dal fatto che “assicura ingenti ricavi e permette di riciclare il denaro, a fronte di un rischio criminale contenuto. Allocando all’estero le piattaforme di gioco gli imprenditori eludono la stringente normativa italiana in materia fiscale ed antimafia. Al riguardo, si precisa come molte indagini abbiano evidenziato un’anomala concentrazione di operatori del genere e di server in paesi off-shore generalmente a fiscalità privilegiata. Il predetto settore transnazionale illecito e l’utilizzo delle criptovalute (segnatamente il Bitcoin) impongono strategie di contrasto che non possono prescindere dal monitoraggio delle operazioni finanziarie e dei trasferimenti di denaro”.
Il settore è così ricco e nel contempo intrigante per la criminalità, che le varie organizzazioni non si pongono alcun problema a condividere il know-how e a spartirsi interi territori. “Proprio l’esercizio di un condiviso know-how nello specifico settore dei giochi illeciti – si legge ad esempio in un altro passo della relazione –, ha portato le organizzazioni criminali più attive nel territorio di Bari ad attuare strategie di interazione criminale anche con la ‘ndrangheta e la mafia siciliana. È emerso, così, che le organizzazioni mafiose si suddividevano il territorio in zone di influenza ove attuavano affari illeciti tali da attrarre nelle loro casse milioni di euro in seguito riciclati attraverso complesse triangolazioni societarie e bancarie”. Un fenomeno legato a quello che il rapporto definisce “di ‘emigrazione criminale’ che consegue alla volontà di ampliare la rete relazionale e l’area di influenza”.
Nel settore del gioco entrano con la gestione e l’imposizione di apparecchi da gioco di genere vietato, con il fine ultimo che è quasi sempre quello di riciclare facilmente denaro. Una virata strategica decisa, quella della criminalità su questo settore, che secondo il rapporto è una chiara conseguenza della pandemia “tenuto conto che l’emergenza sanitaria e il conseguente lockdown incidono sui profitti derivanti dalle principali attività illecite (in primo luogo sulle estorsioni) e sulle conseguenti strategie operative”.
Alla già citata evoluzione tecnologica si somma la globalizzazione, fenomeni “che forniscono grandi opportunità di ‘lavaggio dei capitali illeciti” e di ulteriore arricchimento, derivanti da un’offerta di scommesse illegali proposte tramite il web, strumento che garantisce anonimato e una difficile tracciabilità dei flussi di denaro”. Emblematico il caso della Colombia, fra i principali produttori di cocaina e, parallelamente, un Paese che garantisce “un complesso sistema di riciclaggio attraverso transazioni immobiliari e operazioni effettuate nei casinò o mediante l’utilizzo delle criptovalute”, al quale si associa la situazione maltese, con “le procedure semplificate previste dal diritto societario dello Stato di Malta” che “hanno indirettamente originato opportunità per le mafie italiane di riciclare ingenti capitali. Ciò è avvenuto, negli ultimi anni, e segnatamente nel settore del gioco d’azzardo e delle scommesse”.