TASSE, E TASSE SEMPRE, E FORTISSIMAMENTE TASSE

Dopo aver letto i titoli di prima pagina dei principali quotidiani italiani cartacei ed online, ed anche la rassegna stampa, apro facebook per dare una rapida scorsa e mi trovo davanti la solita domanda: “A cosa stai pensando?”.

In genere non mi soffermo davanti a questa domanda, a volte proprio non ci faccio caso; questa volta invece mi colpisce perché c’è in effetti una cosa a cui sto pensando, che mi continua a frullare nella testa come un ritornello tasse, e tasse sempre, e fortissimamente tasse.

So bene che Vittorio Alfieri, nella Lettera responsiva a Ranieri de’ Casalbigi, scritta da Siena il 6 settembre 1783[1], scriveva “vòlli, e vòlli sèmpre, e fortissimaménte vòlli”, ma la famosa frase nella mia mente, in questo momento, suona in questo modo.

Mi viene in mente a proposito della tassazione del settore dei giochi, di alcuni in particolare. Penso ad esempio al PREU (prelievo erariale unico) sugli apparecchi da gioco con vincita in denaro.

Volendo elencare, con precisione, tutti gli aumenti del PREU non dico degli ultimi anni, ma solo degli ultimi mesi, troveremmo notevole difficoltà.

Il c.d. “decreto dignità” provvedeva ad aumentare la tassazione con decorrenza immediata (1° settembre 2018) e stabiliva anche aumenti per l’anno 2019 e per l’anno 2020.

Ma, prima ancora che il secondo aumento del PREU entri in vigore, ecco che la legge di bilancio 2019 aumenta il PREU con decorrenza 1° gennaio 2019, e quindi pone la necessità di rivedere in alto i già previsti aumenti futuri. Ma non finisce qui.

Il Consiglio dei ministri di giovedì 17 gennaio scorso, quindi a distanza di pochi giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio, approva un decreto-legge contenente disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni. L’epigrafe dell’articolo 29 del decreto reca Ulteriore aumento del PREU sugli apparecchi da divertimento.

Potrei fermarmi qui, senza aggiungere alcun commento. Tuttavia, voglio fare qualche breve considerazione.

L’attuale governo, e la maggioranza che lo sostiene, ha più volte annunciato, fin dal suo insediamento, di voler contrastare il gioco, le lobby del gioco, la ludopatia ecc…

In realtà, se andiamo a scorrere tutti i provvedimenti approvati, troviamo ben poca cosa.

Nel decreto dignità è scritto che il Governo, entro sei mesi, provvederà a predisporre una riforma complessiva in materia di giochi pubblici. I sei mesi sono praticamente scaduti, ma non si è vista alcuna proposta.

Poi, con la nota di Aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018, tra i collegati, si prevede anche il Disegno di legge delega di riordino del settore dei giochi, del quale non si ha notizia.

Quello che invece troviamo, in tutti i provvedimenti degli ultimi mesi, sono gli incrementi di tassazione che si sono accavallati fra loro, creando difficoltà – come scrivevo sopra – anche nel solo voler riordinare aumenti di tasse e scadenze.

Ma la cosa più preoccupante sta nel fatto che tutti gli aumenti di tasse sui giochi occorrano per misure presentate non come interventi una tantum, misure occasionali ma strutturali. Dunque quelle risorse servono, e serviranno anche per il futuro.

Ne dobbiamo dedurre che, al di là della propaganda, non c’è alcuna reale volontà di contrastare il gioco, di mettere in campo azioni per un gioco responsabile, per evitare fenomeni di dipendenza da gioco d’azzardo, anzi si auspica che si continui a giocare, altrimenti non ci sarebbero più risorse per finanziare misure come il reddito di cittadinanza. E, ove dovessero calare le entrate dal gioco, si potrà sempre ricorrere ad ulteriori aumenti della tassazione al fine di mantenere inalterati gli introiti per l’erario.

C’è però un problema: arrivati a questi livelli di tassazione, il settore andrà in crisi, non reggerà più, ci sarà la perdita di moltissimi posti di lavoro. E ci sarà, contemporaneamente ed inevitabilmente, un incremento dell’illegale, che ovviamente non teme aumenti di tassazione.

Se non ci sarà una inversione di rotta, questo sarà il risultato della miope e demagogica politica portata avanti nel settore del gioco pubblico.

PS: si dirà: per i lavoratori del comparto che perderanno il posto di lavoro, ci sarà il reddito di cittadinanza. Peccato però che, venendo meno gli introiti dal settore, anche il reddito di cittadinanza non troverà più coperture e così, queste persone, saranno beffate due volte!  

[1] Cfr. Treccani-dizionario